Foro Romano
On Ottobre 4, 2016 | 0 Comments

Centro commerciale, religioso, politico e giudiziario della città fino a tutta l’età re­pubblicana e monumentale luogo di memorie “sacre” fino alla fine del mondo antico, il Foro Romano è legato nella sua origine alla trasformazione in organismo urbano dei pri­mitivi villaggi sorti sulle alture dei colli circostanti.

Posta tra il Palatino, il Campidoglio e le ultime pendici del Quirinale e del Viminale, la valle del Foro era stata anch’essa interessata, sia pure marginalmente, dalla presenza di modesti nuclei di capanne e di un esteso cimitero, tra la tarda età del bronzo e la prima età del ferro.

Verso la fine del VII secolo a.C., dopo essere stata bo­nificata dalle acque stagnanti mediante la Cloaca Maxima, ricevette una regolare delimita­zione e la prima “pavimentazione”.


Photo credits: Francisco Anzola

Da quel momento, mentre la parte della valle che è ai piedi del Campidoglio veniva destinata alle funzioni politiche (con la creazione del “Comizio” per le assemblee del popolo e della “Curia” per le adunanze del Senato), la parte più estesa assumeva il ruolo della “piazza” (il Forum vero e proprio) dove alle botteghe e ai luoghi di mercato si affiancavano i santuari più antichi della città: di Vesta, di Saturno, di Giano, dei Dioscuri.

Un piccolo santuario costituito da un altare, una co­lonna onoraria e un cippo con un’iscrizione risalente al VI secolo a.C.) fu interpretato come la “tomba” del mitico fondatore Romolo e protetto con grandi lastre di pietra nera (Lapis Niger).

La Via Sacra attraversava la piazza in tutta la sua lunghezza per sa­lire fino al Tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio.

Nel corso del II sec. a.C., la costruzione delle prime Basiliche (Porcia, la più antica, Opimia, Sempronia e in particolare la Basilica Emilia) accentuò il carattere di centro della vita politica e amministrativa del Foro, il quale assunse gradualmente la sua fisionomia definitiva.

Le tappe di questo processo furono la costruzione del Tabularium, sede dell’archivio dello Stato (80 a. C.), sulle pendici del Campidoglio, che fornì alla piazza un fondale monumentale, lo spostamento della Curia e dei Rostri (la tribuna dalla quale i magistrati parla­vano al popolo) e l’erezione della Basilica Giulia di fronte all’Emilia ad opera di Cesare, che ne delimitavano i lati lunghi; infine la sistemazione del tempio dedicato allo stesso Ce­sare divinizzato, voluta da Augusto, chiuse il quarto lato della piazza.

La struttura della piazza restò a lungo immutata. La costruzione di nuovi edifici come il tempio di Vespasiano e Tito e quello di Antonino e Faustina, costruito da Antonino Pio in memoria della moglie Faustina, morta nel 141 d.C. e poi dedicato dal Senato allo stesso imperatore si adattarono alla sistemazione augustea, senza modificarla. L’unico elemento “di rottura” fu l’erezione, al centro della piazza, di una gigantesca statua equestre di Domiziano.

Solo dal III sec. d.C. l’area del Foro fu nuovamente invasa da monumenti commemorativi e onorari: l’arco di Settimio Severo, inserito fra i Rostri e la Curia, le sette colonne onorarie allineate sul lato meridionale della piazza, di fronte alla Basilica Giulia, i monumenti commemorativi i decennali della tetrarchia.

Proprio una colonna ono­raria, quella per l’imperatore di Bisanzio Foca, fu nell’anno 608 l’ul­timo monumento innalzato nel Foro, quando peraltro la storia millenaria del più importante luogo di Roma era già tramontata da tempo.

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